-
.
“Ah, che bell’ cafè, sulo a Napule o ssann fa, ca ricetta e Cicireniello….”. cantava Fabrizio De André.
Il caffè a Napoli non è solo una bevanda dal sapore forte e deciso da consumare a fine pasto ma, da sempre, è per poeti, cantanti, e scrittori una vera e propria fonte di ispirazione; il vero caffè, quello napoletano, è quello dal sapore forte e deciso, che viene portato a tavola con le famose “tre C” (“Comme cazz’ coce”, ovvero all’incirca “come caspita scotta”…). Una bevenda che, appunto, ha ispirato una delle scene più note della commedia di Eduardo “Questi Fantasmi”.
PASQUALE (Eduardo De Filippo) (beatamente seduto fuori al balcone di sinistra, ha disposto, davanti a sé un’altra sedia con sopra una guantiera (un vassoio). E una piccola macchinetta da caffè napoletana, una tazzina e un piattino. Mentre attende che il caffè sia pronto parla con un dirimpettaio immaginario (il professor Santanna):
“A noialtri napoletani, toglierci questo poco di sfogo fuori al balcone... Io, per esempio, a tutto rinuncerei tranne a questa tazzina di caffè, presa tranquillamente qua, fuori al balcone, dopo quell’oretta di sonno che uno si è fatta dopo mangiato. E me la devo fare io stesso, con le mie mani. La vedete, questa è una macchinetta per quattro tazze, ma se ne possono ricavare pure sei, e se le tazze sono piccole pure otto per gli amici... il caffè costa così caro...”.
(Finge di ascoltare quello che il dirimpettaio gli dice, poi):
“Mia moglie non mi onora queste cose non le capisce è molto più giovane di me, sapete, e la nuova generazione ha perduto queste abitudini che, secondo me, sotto un certo punto di vista, sono la poesia della vita; perchè, oltre a farvi occupare il tempo, vi danno pure una certa serenità di spirito. Neh, scusat’… Chi mai potrebbe prepararmi un caffè come me lo preparo io, con lo stesso zelo... con la stessa cura. Capirete che, dovendo servire me stesso, seguo le vere esperienze e non trascuro niente... Sul becco... lo vedete il becco?”
(Prende la macchinetta in mano e indica il becco della caffettiera)
. “Qua, professore, dove guardate? Questo...”
(Ascolta):
“Vi piace sempre di scherzare.... No, no... scherzate pure... Sul becco io ci metto questo coppetiello di carta... (un conetto come quello dei fruttivendoli, e lo mostra). Pare niente, questo coppetiello ci ha la sua funzione... E già perché il fumo denso del primo caffè che scorre, che poi e il più carico, non si disperde. Come pure, professò, prima di colare l’acqua, che bisogna farla bollire per tre o quattro minuti, per lo meno, prima di colarla dicevo, nella parte interna della capsula bucherellata, bisogna cospargervi mezzo cucchiaino di polvere appena macinata piccolo segreto! In modo che, nel momento della colata qua, in pieno bollore, già si aromatizza per conto suo. Professò voi pure vi divertite qualche volta, perché, spesso, vi vedo fare al vostro balcone a fare la stessa funzione. (Rimane in ascolto):
“E io pure. Anzi, siccome, come vi ho detto, mia moglie non collabora, me lo tosto da me…”.
(Ascolta):
“Pure voi, professò?....E fate bene... Perché, quella, poi, è la cosa più difficile: indovinare il punto giusto di cottura, il colore... A manto di monaco..... Color manto di monaco. E’ una grande soddisfazione ed evito pure di prendermi collera, perché se, per una dannata combinazione, per una mossa sbagliata, sapete... ve scappa ‘e mano o’ piezz’ ‘e coppa, s’aunisce a chello ‘e sotto, se mmesca posa e che cafè... insomma, viene una zoza ...(una schifezza, ndr) siccome l’ho fatto con le mie mani e nun m’ ‘a pozzo piglià cu nisciuno, mi convinco che è buono e me lo bevo lo stesso.
(II caffè ormai è pronto):
“Professò, è passato”
(trovato nel web)
Edited by april743 - 9/11/2005, 18:46. -
marisetta.
User deleted
Appena avrò un attimo di tempo, ti racconterò del caffè...Per ora, ti auguro buona giornata.
. -
.
buona giornata anche a te, marisettina.
qui c'è la nebbia stamattina, ma si indovina che al di là della nebbia c'è un cielo azzurrissimo.
sarà una bella giornata..
