CreazioneValenciana...

...spero possa piacervi...

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. LizaRadley
     
    .

    User deleted


    La pioggia cadeva costante sull'edera, sull'edera che ricopriva le lapidi. Quelle non ricoperte da foglie cadute. Quelle che non erano state ripulite. Quelle per cui non c'era più nessuno in vita per rendere omaggio ai morti. Quelle di famiglie estinte, o talmente antiche che nemmeno sapevano quante e quali erano le tombe dei loro avi. Statue rotte fissavano i miei passi, visi imploranti rigati di pioggia, aureole sbiadite, angeli dalle ali rotte alzavano le mani spezzate al cielo ingombro di nubi. I neri occhi di cripte di famiglia, di portoni incurvati, di finestre dai vetri colorati ormai rotti e dispersi, di finestre dei resti di antiche cappelle guardavano me e i miei passi. Ai lati del sentiero si aprivano tombe scoperchiate, le bare si intravedevano nel fondo di quei neri pozzi, tra le profonde crepe dei marmi.
    Camminavo lentamente fra i viali e i sentieri, persa in quella gelida atmosfera, inebriandomi di quei spettrali equilibri, non rimpiangendo il sole o il cielo azzurro ma pensando alla fortuna di essere nata in un posto diverso da quello.
    Passavo la mano sulle lapidi così curve e spezzate, cercando di immaginare, di far affiorare una qualsiasi immagine alla mia mente. E le immagini arrivavano, ed erano tante e si accavallavano fra loro, e le immagini arrivavano così forti che dovetti appoggiarmi al tronco bagnato di un albero per respirare. Le immagini mi stringevano e mi danzavano dentro, non potevo esorcizzarle. Non ora, non nel momento in cui ero tornata in quel cimitero.
    Reggendomi al tronco aprii gli occhi al fruscìo di qualcosa sui rami appena sopra la mia testa. Un'altra immagine abbracciò la mia mente, lasciandomi profondi graffi a quel qualcosa che chiamano anima. Un'altra immagine mi strinse nella morsa della sua gelida freddezza. Sentii un improvviso calore che mi gelava il cuore.
    La città sussurrava i suoi ricordi nella notte fredda, i santi ci scrutavano curiosi mentre parlavamo alla luna chiedendole di svelarci il futuro. Eravamo ubriachi di sogni, di desideri, di promesse, il futuro così dolce ci appariva davanti splendido come il cielo stellato oltre la luna. Ci abbracciammo cercando nei nostri occhi la promessa che la nostra vita la avremmo sempre vissuta così, a metà fra il cielo e la terra, ad occhi spalancati, sorridendo o piangendo. Che importanza aveva? Volevamo solo vivere sempre accorgendoci di vivere, respirando ogni istante, gustandolo fino in fondo. Camminavamo cercando di afferrare le stelle.
    D'improvviso, il vuoto dietro a te. Stavo in silenzio. Non parlavo più con te. E pochi minuti dopo la mia sagoma fu solo una lacrima che raggiunse altre lacrime, laggiù nel buio.
    Apristi gli occhi. Dove vanno tutte le lacrime? Si asciugano al sole di nuovi e più lieti pensieri. Non riuscisti a piangere quella sera. Te ne sei stato in silenzio fino a che il primo raggio di sole illuminò il mio corpo gonfio d'acqua. È passato un anno da quella notte maledetta. Perché? Avresti potuto fare qualcosa per impedirlo? Le lapidi mi fissavano mute. La città stessa mi sta facendo da cuscino, dovresti esserne felice. Forse era proprio questo che volevi. Forse era questo che volevo.
    Sotto il sole del primo pomeriggio mi sorridesti dicendo che amavi questa città. La tua disperazione era non raggiungerne l'anima. Volevi che fosse lei a raggiungere la tua anima. E l'aveva raggiunta. Questo mi ripetevi inconsciamente ogni volta che ti soffermavi ad osservare qualcosa di questa città magica. Mi sorridesti guardando il cielo e i palazzi e dicesti... Non lo sentii...Ma sorridevi.
    Appoggiata ancora al tronco umido e ruvido sentivo la pioggia scorrermi sui capelli, cadere dalle foglie lucide e raggiungere le mie guance. Non riuscisti a piangere quella notte. E neanche in seguito. Ed io non stavo piangendo in quel momento. I miei erano solo singhiozzi rochi, gli occhi serrati, le mani dalle dita intrecciate, i piedi puntati a divorare il terriccio.
    Corremmo tenendoci per mano, sotto la chiara luce di un'alba che non arrivava mai, sotto le ultime luci elettriche. Corremmo ridendo e io cercai di parlare, la corsa mozzava il mio respiro agitando la mia anima per le tante cose che volevo dirti ma non ebbi la forza di dire. Un sorriso disse tutto: vidi che capivi la mia gratitudine per essere lì con me, in quel momento, in quell'alba fresca, la mia gratitudine perché mi permettevi di essere lì con te, in quel momento, in quell'alba fresca che sembrava non giungere mai.
    I corvi continuarono i loro gracchianti voli lontano da me, io rialzai gli occhi e vidi di nuovo lapidi, marmi, edera, statue, cripte, vecchie mura diroccate, e la pioggia. Tante piccole gocce di pioggia che lavavano la mia pelle. Mi staccai da quel tronco, ripresi i miei passi sul sentiero, ripresi i pensieri che avevo dimenticato, che avevo cercato di dimenticare, invano.
    Potevi fare qualcosa per impedirlo? Era una domanda che a lungo avevo cercato di dimenticare. Ma nei sogni rifulgeva davanti ai miei occhi, viaggiava da mattina a sera nel tuo pensieroso capo, brillava nei tuoi occhi. Sono stata lì ieri, e ho visto i miei occhi specchiarsi nei tuoi, attraverso la corrente. Non trovo risposta. Trovo solo altre immagini.
    Tutti speravano di trovare nei tuoi occhi un indizio, una chiave per decifrare quel mio raggiungere il cielo per toccarlo e subito dopo precipitare al di sotto, nelle umide profondità della notte. Io sapevo che tutti cercavano delle risposte. Tutti volevano da te delle risposte. Ti chiesero anche, lo vidi nei loro occhi: «Perché non l'hai fermata?». Non ti chiesero, e non si chiesero, se avresti potuto fare qualcosa per fermarmi. Tutti ti incolparono della mia morte. Tutti ti incolparono di non avermi saputo fermare. Pensarono fossi stato tu a suggerirmi di raggiungere il cielo, per poi precipitare.
    Sotto lo stesso ombrello camminammo per questi viali. Sotto lo stesso ombrello guardammo questo stesso paesaggio selvaggio. Spettrale era lo spettacolo davanti a noi. Inquietante era la pioggia che cadeva sulle impronte dei nostri passi. Esplorammo angoli dimenticati. Ridemmo insieme di un riso basso, e ci affrettammo all'uscita, temendo di non trovarla e desiderando non trovarla, per perderci davvero in quel paesaggio da incubo.
    Forse avresti potuto fare qualcosa. Vidi per mesi sguardi accusatori su di te. Vidi per mesi i miei stessi occhi guardarti colpevole. Sentii ogni notte i tuoi occhi puntarsi nei miei, non capivo se nei miei sogni sorridevi e se le tue erano carezze o schiaffi, se i tuoi erano baci o morsi. Ma non ti vidi piangere, non ti vidi piangere mai. Camminavo nel cimitero deserto ricordando l'anno appena trascorso. Che avevo fatto? La tua esistenza era ridotta in brandelli. Singole tessere sconnesse che si accavallano ed io, non potevo far più nulla. Strano come una notte di luna si sia trasformata in un incubo così profondo da farti sentire come se, quella notte, anche tu fossi precipitato assieme a me. Come se fossi stato tu a spingermi giù da quel parapetto.
    I discorsi si attorcigliavano come tentacoli fra le nostre labbra, per ore parlammo. Per ore parlammo, quando un'altra alba bagnò i nostri occhi di luce, guardammo le nuvole che si stagliavano scure chiedendoci il significato di quei momenti così preziosi.
    Ti odiavo, in un certo senso. Non potevo guardarti. Non potevi parlare di me. Non potevo pensare a tante cose. Non potevi addormentarti senza ricordare quel silenzio e il rumore del mio corpo che si frangeva sull'acqua. Non potevo addormentarmi senza non ricordare il grido e le lacrime che non versasti mai.
    L'alba così dolce illuminò i nostri occhi serrati, ci baciammo abbracciati prima di dormire, sentire il tuo corpo così vicino al mio, sentire la tua pelle sfiorare la mia, le tue braccia serrarmi, la mattina aveva un sapore così tenero. Ascoltammo per ore certe canzoni, a volume bassissimo, il mio viso e il tuo appoggiati l'uno contro l'altro, ricordammo il tempo che eravamo stati separati e nel silenzio ci rendemmo conto che del tempo, questo demone fantasioso, siamo schiavi. Ma, da sotto la sua crudele frusta, basta uno sguardo per dire tutto quello che siamo: ci siamo, ora, uno di fronte all'altra, il tempo non conta nulla.
    Le lacrime che non versasti le versasti in sogno. Ascoltando la mia voce, non capivi se ti accusavo o ti spiegavo, se ti odiavo o se per me eri ciò che sempre eri stato, vedevo le tue labbra muoversi e sentivo qualcosa di indistinto che mi toccava il cuore. La tua vita continuò come doveva continuare, come continua questo viale abbandonato nel cuore di questo cimitero straniero. Come continuano i miei passi. Distrussi tante cose nella mia vita, inconsapevolmente, proprio come ora i miei passi spaccano fili d'erba, corolle di fiori, incuranti di ciò che fanno. Il muro è proprio lì, davanti a me. Il muro distrutto, ne restano poche pietre. Davanti al muro, una piccola lapide. Una croce storta. Due semplici parole. Le usavi per chiamarmi, quelle due semplici parole. La mia lapide.
    Ci siamo ora, uno di fronte all'altra.
    Il tempo non conta nulla.
    Le lacrime che non versammo le stiamo versando ora.
     
    .
  2. blumy
     
    .

    User deleted


    Liza, questo brano è tuo? Si, mi piace, è scritto bene e mi piace l'atmosfera che descrivi.
     
    .
  3. LizaRadley
     
    .

    User deleted


    Sì è mio happy.gif Davvero ti piace?

    E' stato scritto in un periodo non troppo felice della mia vita, in cui l'unica mia speranza era non risvegliarmi al mattino..Ma ogni giorno mi ritrovavo tra quelle quattro mura, in quella bellissima città che nonostante tutto non riuscivo ad amare, con una persona che non riuscivo a dimenticare..Spero possa piacervi..
    1beso
    Liz
     
    .
  4. blumy
     
    .

    User deleted


    si, Liza, hai talento, anche perchè ti immagino molto giovane.
     
    .
  5. LizaRadley
     
    .

    User deleted


    Vado per i 23, non son più così giovine tongue.gif

    Grazie blumy, davvero happy.gif Vi farò leggere altre cosine..Ormai lo scrivere è diventato un modo per sopravvivere...
     
    .
  6.  
    .
    Avatar

    L

    Group
    Administrator
    Posts
    6,931

    Status
    Offline

    vai per i 23 anni...?
    allora sei proprio giovane giovane, liza...
    e blumy ha ragione: scrivi molto bene, per la tua giovane età. sei riuscita a creare un racconto sospeso fra sogno e realtà, un'atmosfera quasi gotica, che ha un indubbio fascino.
    sai che mi ha ricordato?
    edgar allan poe.
    brava.
     
    .
  7. LizaRadley
     
    .

    User deleted


    Grazieeee happy.gif
     
    .
  8. blumy
     
    .

    User deleted


    ti confermo che sei brava, Liza. però, sempre che la cosa non ti offenda: perchè non metti un avatar più consono alla tua personalità ed alla tua bravura? smile.gif
     
    .
  9. LizaRadley
     
    .

    User deleted


    Eheh, perchè la donnina dell'avatar mi assomiglia tongue.gif

    Grazie anche a te blumy wink.gif
     
    .
8 replies since 5/3/2006, 10:05   36 views
  Share  
.